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ven 30 maggio 2003  Pericolo! Attraversamento di gamberi selvaggi.

"FIRENZE, 30 MAG '03
Un esercito di gamberi … della Louisiana, di cui, in Toscana, esisteva un allevamento nel lago di Massaciuccoli (Lucca) … invade lo svincolo di Firenze nord dell'A1. Il fenomeno è iniziato lunedì scorso e ha costretto la Società Autostrade a recintare l'area autostradale. La Polstrada, che ha catturato alcuni esemplari, lancia l'ipotesi di segnalare il pericolo con appositi cartelli stradali…. Fra le soluzioni studiate c'è la recinzione dell'area dello svincolo. Sono necessarie reti basse, ma installate in profondità nel terreno: i gamberi scavano buche e sono anche capaci di arrampicarsi."

Da tempo eravamo abituati ad ascoltare nelle conversazioni salottiere le lodi dello scarafaggio, questo prodigioso coinquilino di bocca buona che popola con estrema discrezione le nostre città. Chi ne esaltava le straordinarie doti natatorie: "Pensa che nuota, anche nelle acque più nere e dense, senza lamentarsi o soffrirne". Chi le capacità arrampicatorie: "Io stessa l'ho scorto inerpicarsi sulla porcellana più scivolosa". Chi l'invidiabile olfatto che lo conduce, senza fallo, a percorrere lunghe e disagevoli intercapedini, per non parlar dei tubi, fino al raggiungimento del cibo. Chi la sobrietà, chi la pudicizia…
Ora, anche i gamberi esotici della Lousiana che scavano come talpe e si arrampicano come scoiattoli, attraversando campi, colli e autostrade, nel lodevole intento di popolare nuove acque palustri, meriteranno quel favore e quell'attenzione di cui erano stati defraudati fino ad ora per colpevole leggerezza e imperdonabile ignoranza.
E' stato necessario l'olocausto di alcuni esemplari sotto le impietose asperità delle ruote gommate perché fosse riconosciuto e conclamato il loro status d'immigranti legali.



Pubblicato da Alessandro C. Candeli (@lec) ven 30 maggio 2003   Invia un commento all'autore
"Hac re videre nostra mala non possumus; // alii simul delinquunt, censores sumus." (*)

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  • - Maramaldo a chi? io l'ho solo aiutata a spingere il carrello.
  • ... e a caricare una spesa da centocinqunta euro sulla macchina di un altro
  • ma vuoi che m'immagini che sistema coscienziosamente nel bagagliaio di un forestieroe le provviste sufficienti per la campagna militare di un esercito in guerra?
  • proprio forestiero, non era, aveva la targa con la candelina.
  • che roba sarebbe?
  • ma sì, dai, quelle targhe nuove che a sinistra hanno una figurina che sembra una candelina da compleanno ancora da spegnere.
  • l'I maiuscola dell'Italia e le dodici stelle dell'Europa?
  • non fare il difficile e il sapientone, adesso. Vedi che avevi capito subito.
  • be'? E "la candelina" sarebbe l'unica cosa che ha guardato per distinguere la sua macchina dalle altre?
  • No, no, non è mica scema. Ha detto che aveva anche lo stesso colore: grigia metallizzata.
  • Sai quante macchine argento con la targa italiana ci sono in giro qui in Italia?
  • Io no, perché, invece,  lo sai tu? Ci scommetto che non tiri fuori il numero neanche se ci pensi tutta notte senza dormire.
  • Ma cosa m'interessa? Dico solo che ce n'e' molte e prima di caricare la spesa su una maccchina italiana grigia senza guardare nient'altro...
  • No, dice che l'ha riconosciuta subito anche perché aveva il bagagliaio aperto. Lo tiene sempre così da quando ha rischiato di soffocarci dentro suo figlio.
  • Allora con tanti segni così precisi... non c'è niente da dire, è proprio sfortunata
  • L'hai detto: sfortuna pura.
  • ma? chissà poi cosa se ne sarebbe fatta di due scatole da dodici di pepe nero in grani? Ammazza il maiale in casa o qualcun altro?
  • Il maiale no, sono sicura, me l'ha detto in confidenza. Per il resto non so, non mi piace spettegolare.

Nell'immagine: portale dei Santi Vitale e Agricola a Bologna



Pubblicato da Alessandro C. Candeli (@lec) ven 30 maggio 2003   Invia un commento all'autore
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Fare poche domande e accontentarsi di pochissime risposte e per il resto, arrangiarsi.
Era l'età del fil di ferro e dello spago, prima dell'avvento del polietilene, dello scothc, dell'attack.
Un film rappresentativo? "Ladri di biciclette".
Per imparare non si frequentavano corsi, si guardava uno più grande o più esperto e si cercava d'imitarlo. Se c'era confidenza, si poteva chiedere qualche consiglio, ma senza esagerare.
Seguendo questo metodo s'imparava a parlare, a camminare e a correre, a nuotare, ad andare in bici, in moto e in macchina, a mangiare, a fare l'amore, a giocare a carte, a scacchi, a biliardo, a cucire e aricamare e tutti i mestieri.
S'imparava a campare, insomma.
La scuola, come luogo ufficiale dove s'imparava da maestri patentati per mezzo dei libri, era importante, più importante di oggi, ma aveva un raggio d'azione limitato e chiaro: leggere, scrivere e far di conto in modo sempre più raffinato con il procedere degli studi.
Nessun genitore si sarebbe mai sognato di pretendere che ai suoi figli venissero impartite lezioni sull'educazione stradale, sessuale, civica, tecnologica... poi è cominciata l'era dei corsi, ed è cominciato il declino dell'insegnamento di base.
Ch'insegna ai ragazzi "l'educazione-e-basta", oggi?
Accanto alla scuola, legata sempre alla tecnologia deformante del libro di testo, che allargava il suo raggio d'azione, mentre perdeva prestigio ed una chiara connotazione, sono sorte le scuole guida, di nuoto, di sci, di judo, di ballo e di moltissime discipline o subdiscipline più o meno esotiche o cervellotiche: tango; salsa y merengue; l'acquagym...
Con il pretesto di recuperare alla scuola le attività extra-scolastiche e rincorrere "il nuovo che avanza" sono stati introdotti nelle scuole corsi per gl'insegnanti, dapprima con il più effimero orizzonte di "aggiornamento", poi con quello più stabile di formazione in servizio con l'opzione implicita di trasformarsi in formazione permanente.
Tutto si può insegnare, anche a divertirsi. Il sottoprodotto più eclatante di questo atteggiamento sono gli animatori da villaggio di vacanze che, con ritmi soffocanti, insegnano "a divertirsi" ai poveri disgraziati che si lasciano trascinare passivamente in attività demenziali, dall'alba a notte fonda.
Il riflesso condizionato derivato da questo nuovo costume è l'attesa o addirittura la pretesa di ottenere corsi su qualsiasi argomento: dal ludico al professionale, ma che siano rapidi
e, soprattutto, semplici.
Imparare in fretta e senza fatica, questa è la generale pretesa. Nessun truffatore è ancora riuscito a vendere la bacchetta magica, ma ci si è avvicinati abbastanza con i corsi registrati su nastro da ascoltare durante il sonno. Con lo slogan: "imparate le lingue mentre dormite" c'è stato chi si è arricchito, quando tutti sanno che da secoli i ragazzi che dormono a scuola non imparano un accidente.
L'apprendistato lungo e faticoso a cui si sono sottoposti Michelangelo e Leonardo è fuori moda. Meglio l'e-learning che consente comode presenze virtuali, accompagnate da autentiche assenze reali.
In mancanza di un istantaneo trasferimento subliminale di conoscenze e competenze, come quello a cui si sottopone la protagonista femminile del film "Matrix" per imparare a pilotare istantaneamente un elicottero, "... non ci sarebbe un corsetto, ma che sia facile, molto facile, mi raccomando."



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sab 17 maggio 2003  Allodole o gufi?

"Siete allodole o gufi? A deciderlo e' un gene, o meglio la sua lunghezza. ... Secondo quanto riportato sulla rivista Sleep, tanto piu' corto e' il gene, chiamato Periodo 3 (Per3), tanto piu' l'individuo portatore e' nottambulo."

Mia zia A. che per tutta la sua vita cadeva in coma alle nove, ci fosse pioggia neve o tempesta, doveva averlo lunghissimo il suo Per3. Un XXL, come minimo.
Chi l'avrebbe mai detto, conoscendola.

Vedi l'articolo in: http://notizie.tiscali.it/cronaca/articoli/2003/giugno/17/gene_nottambuli.html



Pubblicato da Alessandro C. Candeli (@lec) sab 17 maggio 2003   Invia un commento all'autore
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  • ... magari
  • Perche' tu non ce l'hai?
  • No, non l'ho nemmeno visto
  • Com'e' possibile, ma se ce ne sono dappertutto. Siamo invasi, ormai.
  • Voglio dire visto da vicino, preso in mano. Tu, invece, da quanto l'hai preso?
  • Me l'hanno regalato. Se fosse per me...
  • Vedi, allora; di cosa ti meravigli? Dicono che sia utile, però
  • Sara' , ma se ne abbiamo fatto a meno per mille anni...
  • Milioni, vorrai dire. Gli antropologi ormai si sono scatenati. Quando eravamo ragazzi sembrava che parlare di un'eta'  di centomila anni fosse una mezza eresia, ti ricordi? A me va benissimo, intendiamoci. Io sono sempre stato un evoluzionista convinto. Anche quando sembrava che le cose dovessero andare a scatafascio, io ho sempre detto: - Vedrai che pian pianino tutto si aggiusta... per dire che c'e' sempre un evoluzione.
  • E' l'inflazione: cento, mille, milioni. Quando comincia non si ferma piu'.
  • Infatti. Guarda l'Argentina, ormai le pampas non valgon piu' una ciccas.
  • Pampas? Ma quelle non erano le praterie con i gaucios sempre a cavallo, se non stanno ballando i tangos, come nei film?
  • Hai ragione, devon'essere i pesos; mi sono confuso, con tutte quelle parole in s. E' meglio da noi dove le parole finiscono con tutte le vocali necessarie per capirsi.
  • Non c'e' niente di piu' bello dell'italiano, lo dicono tutti.
  • E delle italiane, anche.
  • Si capisce, sono le mamme dell'italiano. Se fossero brutte loro, guai.
  • Non voglio neanche pensarci a una disgrazia del genere, sai cosa ti dico.
  • Altro che l'inflazione.

Nell'immagine: Pampas nostranas (Gran Sasso)



Pubblicato da Alessandro C. Candeli (@lec) sab 17 maggio 2003   Invia un commento all'autore
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ven 16 maggio 2003  Le fragili ali dei gatti di piombo

Disse che gli avrebbe tarpato le ali, al momento buono.
Testuale.
Difficile dire se m'incuriosisse di più sapere il "come" o il "quando", perché l'indicazione temporale "al momento buono" sarebbe sembrata vaga anche ad un messicano durante la siesta.
Ma, anche accettato il fatto che il momento buono si sarebbe rivelato miracolisticamente con strabiliante e inoppugnabile evidenza a tutti noi donne e uomini privi di fede, restava da capire come avrebbe fatto.
Anche se non si sarebbe trattato, presumibilmente, di un incontro di box, va precisato che la tarpatrice apparteneva ai pesi allodola, mentre il tarpando andava collocato fra i pesi rinoceronte e quelli ippopotamo.
Volendo descriverlo con benevolenza, era un maestoso gatto di piombo guercio, sopravvissuto a mille battaglie, che non aveva mai sentito il bisogno di sollevare la sua flaccida mole di un millimetro dal fango fertile sul quale aveva saputo muoversi con straordinaria abilità: ordinario, preside di facoltà, fondatore di università, benchè semianalfabeta. Questo, in estrema sintesi, il suo cursus honorum.
Sul piano politico, aveva dimostrato una prontezza nello sfruttare a suo vantaggio anche le brezze instabili più impalpabili e ballerine da surclassare qualsiasi scafo da regata.
In più, non aveva alcun pudore nell'esibire se stesso per quello che era: un arrivista ignorante in buona salute.
Donde avrebbe cominciato, al momento buono, a becchettarne le ali di piombo l'impavida tarpatrice?



Pubblicato da Alessandro C. Candeli (@lec) ven 16 maggio 2003   Invia un commento all'autore
"Hac re videre nostra mala non possumus; // alii simul delinquunt, censores sumus." (*)

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Questa mattina sono andato a votare.
Credo che sia la prima volta in vita mia che utilizzo il lunedi'.
La scuola, semibuia per creare l'illusione del fresco attraverso una penombra artificiale, sembrava vuota.
S'intravvedeva solo un'ombra di bidello virtuale, seduta ad un tavolo lontano in fondo all'atrio. Sembrava inaccessibile, però, dietro una cortina di vetrate. Imboccato il corridoio indicato chiaramente dai soliti cartelli numerici non ho avuto difficolta'  a raggiungere il seggio. Nessun anima in giro, eccetto la squadra di scrutatori. Un grosso ragazzo mancino ha trascritto i miei dati sul registro dei votanti esibendo un notevole impegno, quasi uno sforzo muscolare.
Il presidente mi ha consegnato la solita matita copiativa, costruita nell'immediato dopoguerra, e le due schede indicandomi ad alta voce e senza alcuna ironia: "Cabina numero uno" invece di un piu' ragionevole: "Vada dove vuole: e' tutto vuoto."
Sbrigata l'incombenza mi sono trattenuto un minuto a chiacchierare per tirarli un po' su di morale.
Uno dei tre, senza mai alzare gli occhi in nessuna fase dell'operazione, ha continuato a scrivere a mano, con una matita (non copiativa, spero) uno spartito musicale. La mia presenza non lo ha distolto dalla sua composizione.
Meno male.



Pubblicato da Alessandro C. Candeli (@lec) ven 16 maggio 2003   Invia un commento all'autore
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